Solennità della Chiesa locale Gv 15,1-17

 
 

A cura delle Clarisse di Santa Marta in Santa Maria di Roasio

Rimanere fedeli all’amore di Dio

Come sappiamo in questa XXXIII domenica del tempo ordinario, celebriamo la solennità della Chiesa locale, che ricorda la dedicazione della propria Chiesa. La lettera Comunionis notio, al n. 9, ricorda: «In ogni Chiesa particolare “è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica”. Perciò, “la Chiesa universale non può essere concepita come la somma delle Chiese particolari né come una federazione di Chiese particolari. Essa non è il risultato della loro comunione, ma nel suo essenziale mistero, è una realtà ontologicamente e temporalmente previa ad ogni singola Chiesa particolare».
Eloquente era l’immagine dei Padri conciliari, i quali vedevano la Chiesa come la luna, che non ha da se stessa luce propria, ma rimanda alla luce del sole che è Cristo.
E’ importante riconsiderare oggi la Chiesa non come struttura e organizzazione, bensì come un «seme vivente di Dio che vuole svilupparsi e arrivare a maturazione. Per questo ha bisogno di Maria: nella Chiesa può esserci fecondità solo se essa si sottomette a questo segno, cioè se diventa terra santa per la Parola» (cfr Maria Chiesa nascente, Benedetto XVI).
Una premessa utile per entrare nel brano di Giovanni che attraverso l’immagine biblica della «vite» e dei «tralci» offre lo sfondo per descrivere il rapporto tra Gesù e i discepoli, tra il credente e Dio. Il discorso di Gesù nel Cenacolo, l’ultima sera della sua vita terrena, si snoda con una logica interna, in cui Cristo rappresenta la vite, i discepoli sono i tralci e il Padre è l’agricoltore.
L’accento è posto sulla fedeltà alle esigenze della fede, che è appartenenza, più che sulle opere. Succede spesso che ci si possa ammalare di un volontarismo sterile e infelice. L’evangelista sottolinea che chi non crede viene tagliato, tolto; chi crede, invece, è mondato affinché la sua fede sia più pura. Rimanere in Gesù, senza abbandonarlo, scoprendo che il suo è un rapporto vivo e non una semplice regola da applicare, come certe consuetudini che fanno dimenticare come   nel cammino ci sono anche le “ali” per volare.
Questo chiede Gesù ad ogni comunità cristiana, anche se provata da ogni genere di tentazioni e pericoli contingenti. La risposta di amore non è un optional, perché nell’amore non può non esserci corrispondenza; pena il ripiegamento su se stessi e la gratificazione del proprio piccolo “io”, mortificando ogni desiderio di autenticità e verità. In fondo la via dell’amore è già tracciata e procurerà tanta gioia quanto più si ripercorrerà la strada del Maestro: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Gesù avendo ricevuto tutto dal Padre lo dona a noi perché si realizzi una circolazione di amore vero. Egli non produce “fotocopie”, ma plasma interiormente tutti quelli che si legano a Lui.
Facciamo nostro l’invito di Sant’Ambrogio per celebrare vivamente il mistero di essere popolo convocato per diventare pietre vive: «Così dunque state saldi sul terreno del vostro cuore!… Che cosa significa stare, l’apostolo ce lo ha insegnato, Mosè lo ha scritto: “Il luogo, sul quale tu stai, è terra santa”. Nessuno sta, se non colui che sta saldo nella fede… ed ancora una parola sta scritta: “Tu però sta saldo con me”. Tu stai saldo con me, se tu stai nella Chiesa. La Chiesa è la terra santa, sulla quale noi dobbiamo stare… Sta dunque saldo, sta nella Chiesa. Sta saldo colà, ove io ti voglio apparire, là io resto presso di te. Ove è la Chiesa, là è il luogo saldo del tuo cuore. Sulla Chiesa si appoggiano i fondamenti della tua anima. Infatti nella Chiesa io ti sono apparso come una volta nel roveto ardente. Il roveto sei tu, io sono il fuoco. Fuoco nel roveto io sono nella tua carne. Fuoco io sono, per illuminarti; per bruciare le spine dei tuoi peccati, per donarti il favore della mia grazia».