Solennità di Cristo Re Lc 23,35-43
– La misericordia della Croce –
a cura di Mons. Sergio Salvini –
Un re in mezzo a due ladroni: questa è la regalità di Cristo, che si manifesta nella misericordia. È l’unica via che consente agli uomini di riconciliarsi con Dio e tra di loro, l’unica via che porta alla vera pace. Tante volte, nel corso della sua vita pubblica, Gesù aveva parlato del suo regno, il regno di Dio. Un regno che «non è di questo mondo», come ha puntualizzato davanti a Ponzio Pilato: un regno nel quale si seguono comportamenti diversi da quelli abitualmente in uso tra gli uomini; un regno la cui regola suprema è quella dell’amore, che si manifesta anche nel perdono. Lui per primo l’ha praticato e può perciò invitare gli uomini a fare altrettanto.
La festa liturgica di oggi ci spiega che cosa significhi “salvare la vita”, ossia qual è la sorte di chi persevera. La maestosa immagine di Cristo Re si staglia all’orizzonte di noi fedeli, come la meta cui tendere se vogliamo dare un senso e uno scopo all’esistenza, cioè se vogliamo salvare la nostra vita. Sembra però contraddire l’immagine regale di Gesù: un morente inchiodato alla croce, in mezzo a due malfattori, tra i commenti beffardi degli astanti. Sulla croce, nell’ultima ora della sua vita, Gesù continua l’opera che il Padre gli ha affidato: quella di rivelare e comunicare a tutti, indistintamente, l’amore misericordioso e salvifico di Dio.
E, qui, con il buon ladrone Gesù porta a compimento quest’opera; in un certo senso, la conduce al vertice. Per questo l’episodio che ci apprestiamo a meditare, anche se tratteggiato nel giro di pochi versetti, non è affatto marginale o secondario nell’insieme del Vangelo di Luca; al contrario occupa un posto centrale nel racconto della Passione: «In un certo senso, questo episodio diventa il punto culminante e centrale del quadro lucano della crocifissione di Gesù…; manifesta per l’ultima volta la misericordia salvifica di Gesù verso la feccia dell’umanità», afferma J. A. Fitzmyer, già docente all’Università d’America di Washington. E il biblista W. Trilling precisa: «Il racconto è interamente ordinato in funzione del colloquio di Gesù con i malfattori e soprattutto in funzione dell’affermazione: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. In realtà, l’atteggiamento di Gesù verso il buon ladrone può dirsi il compendio e la consumazione della sua missione di amore di predilezione verso i peccatori, verso “chi si perde».
Questo brano diventa così un “piccolo vangelo” all’interno del “grande Vangelo” di Luca su Gesù salvatore misericordioso.
È stato detto che tutta la Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo. Il breve passaggio che Luca dedica al buon ladrone, non solo ci parla di Cristo, ma ci fa incontrare realmente con Lui. E così sia dato a noi peccatori di contemplarlo e di amarlo nel mistero della sua morte misericordiosa!