Solidarietà per la crisi occupazionale

 
 

Il discorso di Padre Enrico Arcivescovo in Piazza del Municipio dello scorso 1 Maggio, festa dei lavoratori.

1. Molte volte forse nella vita ci imbattiamo nella crisi della speranza. Forse stamattina ritorna inquietante la domanda: è ancora possibile sperare?

Ci sono dei dati che aggravano e rendono drammatica la situazione occupazionale sul nostro territorio: nei primi tre mesi di questo anno 2013, quasi 4000 piccole aziende hanno dovuto chiudere. Il vercellese ha questo triste primato in regione.

Ciò significa che in questo triste fenomeno della mancanza di lavoro, vanno in crisi persone e famiglie. L’ azienda Polioli è una delle tante condannate a chiudere, aggravando il declino della presenza industriale nella nostra provincia. Senza dimenticare la gravità di crisi che affligge il settore chimico.

2. Io mi permetto di fare qualche considerazione:

anzitutto dico che questa è l’ora di passare dalle parole, dalle manifestazioni ai fatti. Ciò che  mi ha impressionato in questi mesi di travaglio politico, una parola è stata urlata ripetutamente sulla bocca dei responsabili politici: il lavoro al primo posto, il lavoro i per i giovani.

Tutti invocano e promettono concretezza, rinnovamento, lavoro per i disoccupati di ogni età.

Questo primato dell’occupazione assume carattere di urgenza, soprattutto in alcune direzioni: urge rifinanziare la cassa integrazione in deroga per le aziende in crisi, che necessitano di un efficace intervento dello Stato per sopravvivere.

Per le aziende  in attività  è necessario l’abbassamento della pressione fiscale, nonché l’impegno  di sostenerle.

3. Il passare dalle parole ai fatti, diventa concreto  possibile ad una condizione: che ci sia un’effettiva collaborazione tra le Istituzioni nazionali e locali, tra gli imprenditori e i sindacati. Forse anche nei tempi di crisi può venir fuori un volto più credibile di classe politica finalmente nuova.

4. Queste parole riguardanti gli aspetti fondamentali della nostra vita quotidiana – il lavoro, l’occupazione, la collaborazione, la giustizia, la solidarietà risuonano quotidianamente nella comunità civile e nella stessa comunità ecclesiale.

Una società più umana chiede collaborazione tra Chiesa e Stato. Anche la comunità cristiana avverte la fatica di mantenere sul territorio la presenza di quella “rete di solidarietà” che va incontro a situazioni familiari disperate. Le nostre Caritas sono assediate, tutti i giorni, da persone che mancano dell’essenziale: la casa, il lavoro, il riscaldamento, le bollette da pagare. Talora sembra vincere la disperazione sulla speranza.

Ma noi sappiamo che anche l’ora della crisi chiede un supplemento di speranza: in particolare tocca allo Stato di promuovere la giustizia; ma l’amore solidale chiama tutti in causa.

Anche in questa manifestazione vogliamo dare voce alla speranza delle persone, quella speranza concreta, fattiva.

Ed io,  con tutti i credenti,  vi assicuro di attingere il vigore della speranza alla sorgente del mistero di Dio presente nella nostra storia. E con Lui ripeto a tutti:

“Questa è l’ora di passare dalle parole ai fatti”, i vostri problemi sono quotidianamente presenti nel cuore e nella preghiera del vostro Vescovo.