V Domenica di Pasqua Gv 15,1-8
Lasciamoci nutrire da Gesù –
a cura di Don Gian Franco Brusa –
Il tema di questa domenica lo cogliamo nei primi versetti del capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, che riporta una parabola in cui ci viene spiegato ciò che Gesù vuole insegnarci. Egli afferma di essere la vite e definisce Dio, suo Padre, il vignaiolo. Ogni tralcio sterile viene buttato via dal contadino, quelli che fruttificano vengono potati, affinché diventino più forti. Il Signore si rivolge poi ai discepoli, rassicurandoli che essi sono già fruttuosi, pronti alla vita eterna, in quanto hanno accolto il messaggio loro annunciato. E li invita a essere uniti alla sua persona, perché solo così si potrà stare bene: come i rami per dare frutto devono essere attaccati all’albero, così noi uomini possiamo essere veramente noi stessi se stiamo attaccati a Dio. Chi non vive radicato in Lui, non ha possibilità di vita, in quanto il ramo che si stacca dal proprio albero, si secca e non serve a nulla, se non a essere bruciato. Se rimaniamo uniti a Dio, invece, siamo rami buoni e fecondi.
Attraverso questa parabola, Giovanni vuole indicarci quale direzione sia meglio prendere nella nostra vita. Cerchiamo allora di comprendere alcune parole che assumono un rilievo molto importante; vignaiolo, vite, tralci buoni e secchi.
Il padrone della vigna è colui che se ne prende cura: il vignaiolo è Dio, che vuole vedere crescere i suoi alberi, vederli fruttificare e si dispiace se ciò non avviene. Allo stesso modo Dio può essere considerato il nostro “padrone”, non in senso di “possesso” ma nella veste di padre, che conosce cosa sia bene o male per i propri figli; un padre che si dispiace quando anche solo uno di loro non è più attaccato a lui.
La vite è l’albero che produce l’uva, da cui si ricava il vino e in questo caso, la vite rappresenta Gesù: Egli è la pianta che trasmette la vita ai suoi rami rendendoli fecondi. È attraverso l’albero che essi ricevono il necessario per vivere, svilupparsi e fruttificare. È Gesù, dunque, che permette a noi, di vivere e diventare veramente figli di Dio.
I tralci, rami della vite, rappresentano tutti coloro che credono in Cristo. Noi tutti siamo i rami e abbiamo un compito molto bello e importante: essere portatori di vita grazie al fatto che siamo attaccati a Gesù. Egli ci fa da radice: con le sue sue parole e le sue azioni ci rende capaci di dare frutto. Da soli i rami non possono produrre alcunché.
I tralci secchi rappresentano coloro che hanno deciso di staccarsi da Dio, ma non sanno o non capiscono che il ramo staccato dall’albero è destinato a inaridirsi, a seccare, ad essere bruciato. Riscopriamo il senso di unità prima tra di noi, poi con Dio; non dimentichiamo di essere come tanti rami che fanno parte della Chiesa, un altro grande albero.
Infine ricordiamo un’altra importante realtà: il vino diventa, con il pane, il sangue e corpo di Cristo, nostro unico cibo di salvezza. Proprio attraverso l’Eucarestia ci uniamo sempre più fortemente a Dio e ai fratelli ed è fondamentale avvertirne l’esigenza. Soprattutto in questo periodo pasquale. Diventiamo anche noi rami verdi, lasciamoci potare dal vignaiolo, per diventare portatori di vita facendo nostre le parole e gli insegnamenti di Gesù.
Buona domenica