XI domenica del Tempo ordinario

 
 

A cura della Fraternità della Trasfigurazione

Se dovessi dare un titolo al brano evangelico di oggi, lo chiamerei: “Una questione di sguardi”. In primo luogo lo sguardo di Gesù di cui percepiamo la profondità e il tratto contemplativo; egli, infatti, non si limita a osservare la natura, ma nelle sue leggi e, più precisamente, nei criteri secondo i quali il mondo vegetale si sviluppa, egli coglie degli indizi per interpretare le caratteristiche del Regno e della sua crescita. Il modo in cui Gesù osserva la realtà e, nello stesso tempo, la trascende, per conoscere lo stile con cui opera lo Spirito di Dio, diventa così occasione per convertire il nostro sguardo. Quando osserviamo il mondo circostante, con i suoi drammi e le sue povertà, o guardiamo alla Chiesa e ai suoi numerosi problemi, siamo tentati di lasciarci prendere dallo sconforto, dal pessimismo e dalla sfiducia. Anche Gesù avrebbe avuto motivo per dubitare; dopo un primo momento di successo ed entusiasmo, il suo ministero incontra incomprensione e rifiuto. Le parabole odierne ci mostrano come egli non si lasci scoraggiare e non utilizzi criteri mondani per interpretare la realtà, ma sia invece capace di non fermarsi alle apparenze, di trascenderle e cogliere nelle leggi della natura, segno dell’amore del Padre per il mondo, il motivo per credere che il Regno di Dio si sviluppa e si diffonde. La prima parabola mette in evidenza la spontaneità con cui il seme gettato nella terra cresce e si trasforma in spiga prescindendo dall’attività del contadino. È dunque presente nel mondo una forza, un impulso, un’energia che non dipende dall’azione dell’uomo ma è dono di Dio, è frutto di un amore creativo e diffusivo da parte di quel Padre che al momento dell’incarnazione ha gettato sulla nostra terra il seme più prezioso: il figlio Gesù che ha donato sé stesso “per la vita del mondo” (Gv 6,51). La certezza con cui il Signore guarda al seme vedendo già in esso il frutto maturo della spiga è quindi per noi invito a convertire il cuore alla fiducia e alla speranza, senza lasciarci condizionare dalle apparenze e da una visione disfattista della realtà. Anche la seconda parabola è un invito a coltivare le stesse virtù grazie alla conversione dello sguardo. Se prima si trattava di scorgere il movimento interno, la spinta autonoma verso la crescita di una realtà minuta quale può essere un seme, ora siamo sollecitati a cogliere la potenza trasformativa di una realtà altrettanto piccola quale un granello di senape. Quando i nostri occhi si posano su ciò che è minuscolo, sono spontaneamente indotti a evidenziarne la debolezza, la fragilità, la mancanza di forza.  Eppure anche nelle comuni esperienze che riguardano la vita degli uomini non sempre è così: nessuno, per esempio, è potente più di un neonato intorno al quale, proprio a causa della sua piccolezza, ruota la totale attenzione dei genitori. Lo stesso vale per il Regno di Dio: custodito dallo sguardo del Padre, animato dalla forza dello Spirito Santo, anche se alla nostra vista può apparire minuscolo come un granellino di senape, esso è chiamato a crescere e svilupparsi tanto che già adesso i nostri occhi possono contemplare nella fede il risultato della sua trasformazione quando, diventato una grande pianta alta, robusta e verdeggiante, gli uccelli del cielo potranno fare il loro nido alla sua ombra.