XI domenica tempo ordinario Lc 7,36-8,3

 
 

– Apriamoci alla misericordia –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

Gesù è sempre stato disponibile con quanti sono stati desiderosi di ascoltarlo e ha manifestato apertamente una grande libertà da qualsiasi pregiudizio.

Che Egli fosse libero in parole e atteggiamenti lo si coglie in molti aspetti che caratterizzano il suo ministero: mangia e beve con i peccatori, siede in casa di Matteo il pubblicano, di Zaccheo, di Marta e Maria; perdona la donna adultera, guarisce i lebbrosi, accoglie gli stranieri.

Ogni persona, al di là della propria condizione sociale e religiosa, del colore della pelle, del sesso, è oggetto del suo sguardo misericordioso. Gesù realizza ciò che annuncia: è la voce di quanti non hanno voce e non contano nulla.

Anche in questo brano di Vangelo il contesto è un banchetto. I personaggi dell’azione sono Gesù, la donna peccatrice, Simone il fariseo e gli altri commensali. Tutti sono coinvolti nel medesimo ordito, in cui la logica della legge si scontra con la logica dell’amore. Il padrone di casa e il suo gruppo rappresentano la legge.

Gesù incarna l’amore. In mezzo è collocata la donna peccatrice: Simone l’accusa, Gesù la perdona. L’insolita azione della donna (bagna di lacrime i piedi del Signore, li asciuga coi capelli, li bacia, poi li cosparge di olio profumato) provoca il giudizio di Simone che sollecita l’intervento di Gesù, il quale scatena la reazione degli invitati.

La donna peccatrice, in questa scena, comprende l’annuncio del Regno di Dio e fa sue le esigenze che l’accompagnano: riconosce il proprio peccato e si apre alla misericordia divina. Solo così si può vivere in “senso nuovo” la propria esistenza, perché dove il perdono di Dio è vissuto, per ogni uomo e donna si iscrive nel cuore un nuovo presente e un nuovo futuro: la salvezza.

Gesù non rimprovera la donna, la lascia fare e non la respinge; non è imbarazzato dal suo comportamento, l’accoglie. È Simone a guardare la donna con sospetto, giudicandola non meritevole di nulla. Ma Gesù invita il fariseo a scrutare la realtà con occhi diversi, con occhi nuovi rispetto allo sguardo schematico di erronee convinzioni religiose. In fondo anche Simone è un trasgressore della legge, un padrone di casa che non ha compiuto il suo dovere, non ha lavato i piedi all’ospite. L’azione della donna, invece, ha superato con larghezza tutte le norme di cortesia riservate agli ospiti; si è prodigata a festeggiare l’invitato senza trascurare alcun dettaglio.

Per Gesù la vera padrona di casa è stata quella donna. E quanto ha fatto per amore evidenzia quanto Simone abbia omesso, sicuramente per paura. Il Signore sottolinea: «Per questo ti dico: le sono stati perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amore. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
Non sappiamo se questa massima conclusiva di Gesù abbia convinto definitivamente Simone o se l’abbia lasciato ancora più perplesso. Di certo Gesù ci sconcerta con le sue parole, i suoi gesti, i suoi silenzi.La donna del profumo entra in scena in veste di emarginata, esclusa dal mondo sociale, dal sistema religioso, dal banchetto, dalla tavola, dal dialogo… Non ha nome, cultura, prestigio, influenza, autorità e, sicuramente, non dispone neppure di molti mezzi economici.

La donna del profumo ha soltanto la temerarietà, l’audacia di sfidare le strutture più potenti della società del suo tempo. È peccatrice e lo sa, gode di cattiva reputazione e lo sa. Non fa affidamento su alcun gruppo, neppure la legge la tutela. Ingaggia la propria rischiosa battaglia solamente con quello che ha: la sua umanità e la sua tenerezza. È una donna forte, capace di grande amore disinteressato.

E chi ama rischia per l’amato. Questo lei fa. Il poco che ha, lo rischia per Gesù.

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«L’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone. L’amore è casto» (papa Francesco).