XIV domenica tempo ordinario Mc 6,1-6

 
 

Signore, aumenta la nostra fede –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Il brano di Vangelo di questa domenica descrive la visita di Gesù a Nazaret, città in cui era cresciuto, aveva lavorato, aveva dei parenti. Vi ritorna ora come Maestro, già acclamato dalle folle e preceduto dalla fama di operatore di prodigi; lo segue un gruppo di discepoli che hanno creduto alla sua Parola.

Come al solito, Gesù si reca nella sinagoga, proprio nel giorno di sabato quando gli ebrei la frequentano in gran numero, e comincia a parlare. Marco non riporta ciò che dice ma, quasi certamente, avrà commentato qualche passo della Bibbia, in cui si poteva intravvedere la figura del Messia, promesso e atteso da tutto Israele, come attesta il passo parallelo di Luca (4,14-30). La gente è stupita per le cose nuove e interessanti che Gesù afferma e anche per la grazia con cui si esprime. Si domanda incuriosita: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?» (Mc 6,2).

A questo punto, la scena si capovolge: dall’ammirazione si passa a una presa di distanza, a una specie di denigrazione, perché i presenti conoscono la sua famiglia, i suoi parenti, persone troppo modeste per pensare che da quell’ambiente possa venire il Messia: «Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo e di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi? E si scandalizzavano di lui» (Mc 6,3). Può davvero un carpentiere essere il Messia? Lo scandalo non significa qui qualcosa di moralmente indecoroso, è ancora peggio: rimanda a una pietra dello scandalo, in cui s’inciampa, che fa cadere, che arresta il nostro cammino. È lo scandalo della fede, che non permette di andare al di là di quel poco che si vede, o si tocca con mano, quasi che il mistero di Dio fosse racchiudibile nei sillogismi del nostro pensare!

Lo stupore iniziale, che faceva intravvedere qualcosa di grande in quel concittadino, si spegne davanti a considerazioni grette che ricollocano Gesù in dimensioni meramente paesane. Quasi che Dio, per manifestarsi, avesse bisogno del lustro esteriore di un imperatore romano. Cristo rimane palesemente contrariato dall’accoglienza dei suoi concittadini e commenta con sconforto: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6,4). La sua reazione sembra quasi volerli punire, rinunciando ad operare miracoli! Il miracolo, infatti, si pone solo in un contesto di fede, che presuppone fiducia nell’inviato di Dio: mancando queste condizioni, il miracolo si ridurrebbe a mero spettacolo da circo. D’altra parte, Gesù ben sa che i profeti hanno subito quasi tutti un rifiuto e il martirio, lungo tutta la storia d’Israele.

Anche i profeti del nostro tempo sono spesso rifiutati e vittime di persecuzioni. Chiediamo, con la preghiera, che il Signore aumenti la nostra fede per seguire gli insegnamenti che Gesù, attraverso la Chiesa, anche oggi dispensa a ciascuno di noi.

Buona domenica