XV domenica tempo ordinario Mc 6,7-13
Testimoniamo il vangelo di Cristo –
a cura di Don Gian Franco Brusa –
In vista delle vacanze, per molti è iniziato il compito di preparare borse, valigie e quant’altro come se dovessero durare dei mesi. Nel Vangelo di questa domenica Gesù invita i dodici Apostoli a partire e li consiglia sul lavoro da fare come missionari, sull’equipaggiamento necessario, sul comportamento da tenere. E li invita a muoversi due a due.
Per farsi compagnia? Per aiutarsi? Non precisamente. Egli vuole qualificare l’attività missionaria dei dodici come una vera e propria testimonianza, come nei processi che si svolgono in tribunale: per un principio legislativo di validità universale, infatti, un solo testimone non è affidabile, mentre due saranno attendibili davanti alla gente, agli ebrei, ai pagani. E porteranno il messaggio vero, integrale del Regno dei Cieli, non l’impressione personale e individualistica di Gesù.
I Dodici hanno sentito parlare Gesù del Padre e del Regno, hanno ascoltato le beatitudini, hanno condiviso la gioia dei malati guariti, sperimentato la vittoria nei confronti del male e del demonio. Ora il Signore chiede loro di comunicare quell’esperienza di vita ad altri. Non attraverso le parole, ma con la testimonianza che si fa annuncio. Gli Apostoli sono inviati non a predicare, ma a portare Gesù attraverso se stessi. Il messaggio che devono diffondere non è tanto quello di incoraggiare le persone a seguirli per vedere miracoli, trovare il Messia che molti aspettano, essere felici e contenti di aver risolto ogni problema, ma di testimoniare l’incontro con Gesù, uomo e Figlio di Dio, che ha detto e fatto cose meravigliose, restituendo la gioia di credere in un Padre, di andargli incontro, di accoglierlo.
La missione del cristiano non è dunque convertire a una religione, ma è proporre e testimoniare una persona: Gesù. I Dodici dovranno andare sino ai confini della Terra, eppure Gesù non si preoccupa che abbiano bagagli al seguito: bastano la tunica, un paio di sandali e un bastone in mano. Il missionario è povero di cose, perché ricco della forza di Gesù, Figlio di Dio. «E ordinò loro di non prendere nulla per il viaggio» (v. 8). Il missionario, ciascuno di noi, non deve sperare nel successo, nella ricchezza, nel potere: sono talmente grandi il messaggio da diffondere e la forza di Cristo per cui l’annuncio non può che avvenire nella povertà del messaggero.
Gesù indica agli Apostoli anche come muoversi: «Entrati in una casa rimanetevi… se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andatevene e scuotete la polvere dai vostri piedi» (v. 10-11). Dovranno comportarsi come Crsito durante i suoi spostamenti: Egli guariva i malati, predicava, insegnava; anche noi, come i Dodici siamo chiamati a guarire, predicare e testimoniare. Certamente non siamo dei santi che riescono a fare miracoli, ma saremo santi quando riusciremo ad allontanare il male dalla nostra vita e dalla vita dei nostri fratelli. È nei luoghi della quotidianità che dobbiamo essere missionari apostoli come i Dodici, come Gesù. Allora i gesti del cristiano devono essere gli stessi di Cristo: di liberazione dell’uomo dalle molteplici schiavitù del male, di speranza, di carità concreta, di lotta contro le sofferenze e le malattie. Non soltanto per bontà personale, ma con l’autorità stessa di Cristo, che combatte ogni male.
Preghiamo, dunque, per tutti i missionari sparsi sulle frontiere del mondo, affinché possano portare a tutti la gioia del Cristo, Figlio di Dio. E chiediamo al Padre che non faccia mai mancare chi, come gli Apostoli, si impegna ad annunciare il Vangelo.
Buona domenica.