XVII domenica tempo ordinario Gv 6,1-15
Dio è Provvidenza amorevole –
a cura di Don Gian Franco Brusa –
Questa domenica ci viene presentato un Dio vicino alle necessità dei suoi figli; un Dio che interviene, che si fa carico di ciò di cui hanno bisogno, ma che conta sulla responsabilità e sulla collaborazione personale. È quanto emerge con forza dalla prima lettura e dal vangelo.
Nel mezzo di una terribile carestia il profeta Eliseo, uomo di Dio, con nobile gesto dona ai poveri le primizie che erano state offerte a lui. E al servo che gli fa notare l’insufficienza di quei pani per sfamare cento persone, egli replica citando la Parola di Dio: «Ne mangeranno e ne avanzerà anche» (2Re 4,43). Il prodigio non tarda a verificarsi e così avviene.
Nel vangelo è la volta di Gesù. Giovanni narra la moltiplicazione dei pani. Nei gesti e nelle parole di Cristo appare, in tutta la sua grandezza, la logica dell’amore di Dio per l’uomo: è Dio a prendere l’iniziativa nei suoi confronti; è Dio a preoccuparsi del cibo materiale di cui quella moltitudine ha bisogno. E Gesù è la manifestazione visibile della provvidenza di Dio, la rivelazione più toccante dell’amore paterno di Dio, che «sazia la fame di ogni vivente e che è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con core sincero», come recita il salmo 144. Eliseo e Cristo, dunque, manifestano la tenerezza di Dio, che mai si chiude alle necessità e alle sofferenze dei suoi figli e di ciascuno si prende cura con amore di Padre: «Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e tu provvedi loro il cibo a tempo opportuno» (salmo 144).
È interessante riflettere sull’atteggiamento di Gesù. Egli conosce le necessità della folla, ma chiede a Filippo dove si potrebbe trovare del pane per sfamarla. Come a dire: tocca alla comunità farsi segno concreto e visibile dell’amore di Dio. Il discepolo ribatte nel modo di colui che ripone la propria fiducia solo nelle risorse umane, senza valutare quanto conti la presenza del Signore. È la nostra stessa, continua tentazione: fare affidamento sui mezzi, sulla logica, sul buon senso umano, là dove invece occorrerebbe abbandonarsi alla potenza di Dio.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani evidenzia ciò che Dio compie quando l’uomo accetta di condividere il poco che ha con i propri fratelli. Il ragazzo di cui si parla nel vangelo possiede solo cinque pani e due pesci, un nulla. Ma il poco donato, nella mani di Dio, diventa molto, anzi ne avanza pure. Dio opera prodigi là dove incontra la disponibilità al dono. Di fronte alla tragedia della fame che affligge buona parte del mondo dobbiamo allora mettere sotto accusa l’uomo, non il Padre celeste. Quando l’uomo smetterà di fare calcoli e di cercare alibi al proprio egoismo, quando non sarà più avido nel possedere e capirà che la felicità non può essere riservata a pochi, allora darà il via a quel miracolo capace di eliminare totalmente la fame dal mondo. Prima, però, occorre chiedere al Signore che ci doni occhi per vedere le necessità dei fratelli, un cuore tenero e compassionevole per farle nostre. Dio interviene con la sua provvidenza, ma chiede a ciascuno di noi la disponibilità a operare con e per i fratelli. Ecco l’insegnamento che possiamo trarre per la nostra vita dalla liturgia di questa domenica: confidare in Dio e cooperare con lui per diventare strumenti di vera carità. Senza quei pochi pani e pesci Gesù non avrebbe compiuto il miracolo, pur potendo benissimo farlo. Senza la disponibilità dell’uomo non può esserci il miracolo della pace, della giustizia, della serenità per tutti.
Preghiamo, quindi, perché ogni uomo si spogli da ogni forma di egoismo e sappia essere ministro della carità, affinché la potenza di Dio possa manifestarsi attraverso di lui. Chiediamo che la disponibilità di chi possiede garantisca il pane quotidiano a chi ancora ne è privo.
Buona domenica