XXII domenica tempo ordinario Mc 7,1-8.14-15.21-23
L’amore di Dio ci rende liberi –
a cura di Don Gian Franco Brusa –
Le ferie estive sono terminate quasi per tutti. Rinfrancati e riposati nell’anima e nel corpo, siamo pronti ad affrontare il nuovo anno pastorale. Riprendiamo dunque, meditando, la Parola di Dio di questa domenica, che propone il superamento della scissione tra fede e vita, tra culto ed esistenza, tra legalità e umanità. Scribi e farisei contestano il comportamento di alcuni discepoli di Gesù perché, a loro giudizio, disattendono la legge del sabato.
Prima di addentrarci nella comprensione della risposta fornita dal Signore, fermiamoci a considerare il valore della legge divina. Potremmo pensare che, in ultima analisi, essa traduca in un limite alla nostra libertà. Se Dio ci ha creati liberi, che senso ha porre un limite alla nostra facoltà di scelta? Il dubbio sarebbe fondato se per libertà intendessimo il diritto di fare tutto quello che ci pare e piace, di interpretare il bene e il male lasciandoci guidare dai nostri intendimenti. La libertà ci offre sì la possibilità di compiere qualsiasi scelta, ma non ce ne dà l’arbitrio. I comandamenti di Dio sono indicazioni per imboccare la strada giusta ad ogni bivio della vita. La libertà non ci viene tolta, ma siamo illuminati affinché scegliamo la direzione corretta, la volontà di Dio. La meta da raggiungere è la gioia eterna con Lui; perciò dobbiamo far sì che si accresca in noi la consapevolezza di essere stati creati da Dio a sua immagine e somiglianza, che si sviluppi in noi la vita di veri figli del Padre, grazie allo Spirito ricevuto con il Battesimo.
Secondo la Scrittura, la legge è un’istruzione paterna di Dio, che prescrive all’uomo le vie della beatitudine promessa e vieta quelle del male. Ma allora, verrebbe da dire, la ragione sta dalla parte di scribi e farisei e Gesù ha torto a non rimproverare i suoi discepoli. Cerchiamo di comprendere le motivazioni del suo atteggiamento.
Il Signore cerca di far capire ai farisei che ciò che pretendono non è legge di Dio, ma una loro pedante, ottusa interpretazione. Ce ne sono di sensate e utili, ma altre sono prive di significato. Scribi e farisei pongono pesanti fardelli sulle spalle della gente e non pensano di rimuoverli neppure con un dito. Le loro interpretazioni della legge, dunque, non possono avere un valore assoluto né devono travisare il senso della legge né andare oltre la mente di chi l’ha formulata.
Nel caso di cui si parla nel Vangelo di questa domenica è in questione una prescrizione umana, un’interpretazione formalistica della legge su purezza e impurità legali, portata sino all’esasperazione e assolutizzata senza diritto alcuno. Gesù ricorda, giustamente, che la prima, vera purezza è quella del cuore; se ci si ferma all’esteriorità, alla formalità trascurando l’interiorità, si finisce per capovolgere il significato della legge. Gli esempi portati da Gesù fanno capire bene che il modo surrettizio dei farisei di spacciare per comandamento di Dio una prescrizione umana non ha alcun valore. La lezione è chiara: la legge di Dio non è un giogo costrittivo, ma un’indicazione paterna per il bene dell’uomo. Gesù si limita al perfetto compimento, richiamando il dovere della purificazione del cuore. Allo stesso modo porta a perfezione il comandamento del riposo sabbatico, contestando le interpretazioni rabbiniche e affermando che esso non è violato dal servizio a Dio e al prossimo.
La legge nuova è una legge d’amore, di grazia, di libertà: perché frutto dell’amore divino, perché garantita dalla redenzione operata da Gesù e rafforzata dal soffio dello Spirito Santo, che ci aiuta a superare le nostre debolezze per compierla. La legge di libertà non ci riduce a robot, ma ci lascia liberi di scegliere le vie di Dio.
Nell’incontro festivo con il nostro Signore viviamo la gioia di sentirci liberamente amati per liberamente amare Dio e i fratelli.
Buona domenica