XXVII domenica del Tempo ordinario

 
 

A cura della Fraternità della Trasfigurazione

Nel brano di Vangelo odierno vediamo i farisei che interrogano Gesù rispetto alla legittimità del ripudio della moglie da parte del marito. Si tratta di una domanda trabocchetto posta per “metterlo alla prova”. Saggiamente egli risponde con un’altra domanda che rimanda alla Scrittura, a cui i suoi interlocutori reagiscono affermando la legittimità del divorzio. A questo punto Gesù, che ancora una volta dimostra la sua scaltrezza nell’affrontare le diatribe con gli avversari, sposta il livello della discussione; come era avvenuto a proposito del “discorso dei pani” che abbiamo commentato nei mesi estivi, anche in questo caso egli fa fare un “salto in alto” ai suoi ascoltatori, spostando la conversazione dal livello giuridico, in cui si valuta ciò che è lecito e quanto non lo è, a una dimensione molto più profonda. Egli fa riferimento all’“inizio della creazione”, un inizio che naturalmente non è di ordine cronologico ma teologico in quanto riflette il pensiero di Dio rispetto alla coppia umana. Il criterio che guida questo divino disegno riguardante il rapporto tra l’uomo e la donna non è di tipo legale, ma si basa sulla comunione, sull’amore reciproco. Lasciare la famiglia d’origine, unirsi all’altro e diventare “una sola carne” è qualcosa che va ben al di là dell’unione sessuale; questa non costituisce, dunque, il fine del matrimonio ma esprime concretamente la pienezza di una comunione che ha origine in Dio, nel suo progetto d’amore. È solo a causa della durezza del cuore, questa tendenza a far gravitare i propri interessi intorno al benessere dell’Io e non al disegno divino, che è stato necessario normare il rapporto tra uomo e donna. Ritornato a casa, Gesù viene nuovamente interrogato dai suoi. La risposta del Maestro ai farisei costituisce un modo completamente nuovo e diverso di concepire il legame all’interno di una coppia, per cui i discepoli necessitano di ulteriori spiegazioni. Il loro modo di pensare probabilmente coincide con quello degli oppositori di Gesù i quali, come si deduce dalla domanda iniziale, ritengono che il divorzio sia un privilegio unicamente maschile. Secondo le leggi ebraiche, infatti, l’uomo e la donna non hanno gli stessi diritti; quest’ultima è proprietà del marito e ritorna libera solo attraverso un atto di ripudio da parte del coniuge. La risposta di Gesù si scosta nettamente dal modo di pensare della tradizione ebraica e pone la donna allo stesso livello dell’uomo: non un oggetto da possedere, ma una persona con gli stessi diritti e doveri del partner. Naturalmente i problemi che possono nascere in un rapporto di coppia sono molti e non tutti facilmente risolvibili. Le parole di Gesù non propongono una soluzione per ogni difficile conflitto matrimoniale, ma suggeriscono dove orientare lo sguardo: non verso le norme della legge, ma verso il disegno di bene e di amore che Dio ha pensato per l’uomo. Un amore che può essere riconosciuto e accolto solo da chi ha un cuore semplice come quello dei bambini. La scena finale, che si discosta completamente da quelle precedenti, ci mostra un Gesù che è riflesso della tenerezza del Padre e, se le sue affermazioni previe possono esserci sembrate troppo categoriche, ora percepiamo la sua calda bontà verso i piccoli, coloro che nella società di quel tempo non contavano nulla; una bontà che commuove e rassicura rispetto alla sua disponibilità a comprendere le nostre fatiche e perdonare i nostri errori.