XXVIII domenica tempo ordinario Mc 10,17-30
Seguiamo il «Maestro buono» –
a cura di Don Gian Franco Brusa –
Un tale, molto ricco, corre appresso a Gesù per chiedergli cosa deve fare per andare in cielo. È un osservante della legge mosaica: non ha mai ucciso, né rubato, fin dall’infanzia; non ha mai commesso adulterio né pronunziato false testimonianze; ha sempre onorato i genitori. Tuttavia si sente insicuro, insoddisfatto. È un uomo per bene, timorato di Dio; ha il pensiero rivolto al cielo, vuole andare in cielo. Ma poi dimostra di aspirare piuttosto a… un cielo in terra! Lasciare le sue ricchezze non lo fanno sentire in paradiso. Neppure la sua naturale bontà d’animo, la sua osservanza della legge mosaica.
Appare molto strana la preoccupazione di non andare in cielo. Quel «tale» scongiura il Signore in ginocchio, perché sa che Gesù è buono. Pensa che Egli possa dare un po’ di pace alla sua anima, insoddisfatta delle ricchezze materiali e spirituali che il Cristo stesso gli riconosce. Ma neanche Gesù, come uomo, può dargli l’aria del cielo. Né le ricchezze né gli uomini né altra cosa possono essere il cielo per l’uomo! Quel tale credeva in Dio: ma quale Dio? Certamente nel Dio degli eserciti dell’Antico Testamento, che punisce chi opera il male, del Dio padre-padrone. E quel Dio serviva. Non conosceva il Dio «Abbà-Padre», il Deus Charitas del Nuovo Testamento, il Dio bontà e tenerezza che Gesù predicava e di cui il cuore di quel tale aveva prepotentemente bisogno. L’espressione di Gesù, «solo Dio è buono», gli sfugge. Se l’avesse capita in profondità, avrebbe scoperto il tesoro che cercava, e per conquistarlo avrebbe avuto il coraggio di vendere tutti i suoi beni. Invece…
Gesù risponde incoraggiando quel «tale»: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi». (v 21). Ma quegli si rattristò e se ne andò afflitto perché aveva molti beni. Non aveva capito che l’osservanza della legge mosaica è solo la base, non la vita. La vita è l’amore. La vita è fare tutto per Dio-Padre. E Gesù aggiunge: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (vv. 23-25). Gli stessi apostoli sono stupefatti di fronte ad ogni parola pronunciata sull’argomento: «Essi ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: “E chi mai si può salvare?”» (v. 26). La domanda permette a Gesù di precisare che tutto è possibile a Dio, anche ciò che è impossibile agli uomini. Dio, con la sua grazia attira in cielo re e regine, facendo usare le ricchezze con distacco e con spirito di servizio a Dio e ai fratelli.
Pietro, parlando a nome dei Dodici, esclama: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» (v. 28). In verità non avevano lasciato nulla, perché Gesù sale spesso sulla barca di Pietro ed entra a casa sua. Ma avevano lasciato tutto col cuore, mettendo barca e casa a disposizione del Vangelo! Quello era segno della grazia di Dio operante in loro, e Gesù può garantire che riceveranno in cambio il centuplo sulla terra e, nel futuro, la via eterna.
Gesù è la sapienza del Padre. Chiunque preferisce lui a scettri e troni e, al suo confronto, stima come fango e sabbia la ricchezza riceverà tutti i beni, perché «nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile» (Sap. 7, 7-11). Dio solo sa dov’è il nostro vero tesoro e Dio, che vede nel segreto, ricompenserà chi ha lasciato tutto per seguirlo.
Andiamo dunque a incontrare questo Gesù Buono e, seguendolo, non ce ne andremo tristi ma con la gioia nel cuore per averlo trovato.
Buona domenica