XXX domenica tempo ordinario Mc 10,46-52

 
 

Vedere Gesù con gli occhi del cuore –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Bartimeo è un cieco lasciato da qualcuno sulla via di Gerico per chiedere l’elemosina ai passanti. Lo fa stando seduto, forse in un posto abituale e da solo. Un cieco non può muoversi da solo e Bartimeo, per farsi notare, deve gridare. Privo della vista, però, ha acuito l’udito: sente la folla, sente che si avvicina il profeta e taumaturgo Gesù. Non sa se la sua voce possa raggiungerlo, ma urla ugualmente: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» (v. 47). Immerso tra la folla avrà udito? Magari l’avranno udito i più vicini a Bartimeo ma i più lontani dal Maestro, che vorrebbero ascoltare le parole del Signore, non le grida di un cieco. Come capita spesso, quando abbiamo un dolore, chi ci circonda non comprende e chi sembra non udire è Dio… Allora ci sentiamo soli.

Chi ha fede, invece, non si arrende e continua a gridare, come il cieco di Gerico. Noncurante della folla, urla verso Gesù, finché colui che sembra non sentirlo, finalmente si accorge di lui, si ferma, lo fa chiamare accanto a sé. Prima era il cieco a chiamare il Maestro, ora è Gesù a chiamare lui, anche se indirettamente. Egli vuole che lo invitino a venire a Lui, gli stessi che poco prima glielo impedivano sgridandolo. «Coraggio! Alzati! Ti chiama!» (v. 49). Il cieco, gettato via il mantello, balza in piedi e si dirige verso il Signore. Il mantello ormai è di peso, di impedimento e non gli serve più, perché Gesù si interessa di lui; lo guarirà e potrà lavorare, smettendo di mendicare. Saltando su pieno di nuova energia che gli viene dalla fede e dalla speranza, il cieco di Gerico va verso il Figlio di Davide che ha invocato ripetute volte a voce alta. Bartimeo vede perché va. Dopo che il Messia è venuto dal cielo incontro all’uomo, bisogna che l’uomo vada verso il Messia con gli occhi pieni della luce vera che illumina ogni creatura venuta al mondo.

C’erano allora, e ci sono anche oggi, ciechi nel corpo che vedono l’invisibile e ciechi nello spirito che non vedono neppure i segni che Gesù compie per mostrare che il Regno di Dio è in mezzo a loro. Gesù può operare i suoi miracoli a vantaggio di chiunque, anche dei pagani infedeli, ma chiede di avere fede, anzi opera in base ad essa. La fede è la moneta che rende nostro ciò che è di Dio: senza di essa ciò che Dio ci dà resta suo come ogni dono gratuito. La fede ci rende eredi del regno dei Cieli, che consiste nel “vedere” eternamente il volto di Dio. Aperti gli occhi, Bartimeo, vede la cosa più meravigliosa della terra e del cielo: il volto di Gesù, quel volto che re e profeti desiderarono, inutilmente, vedere mentre egli, povero mendicante di Gerico, gode di questo privilegio.

È proprio vero che Dio è il Dio dei poveri ed è vicino ai sofferenti, fino a celarsi in essi. Bartimeo rimane affascinato al punto da seguire Gesù per la strada. La sua guarigione è un miracolo del cuore. Gesù sta andando verso la conclusione della sua missione terrena e Israele gli appare come un cieco ai margini della vera Vita, rappresentata dalla strada, e appesantito da inutili mantelli, tradizioni e riti non imposti da Dio. Bartimeo rappresenta l’Israele delle profezie messianiche, le quali si svelano e si chiariscono in Gesù. Rappresenta quel resto di Israele di cui parla Geremia, che accetta di riconoscere il Salvatore, si lascia guarire da lui e innalza canti di gioia. Rappresenta anche il nuovo Israele, la Chiesa, che ancora viaggia sulla strada della salvezza, affrontando pericoli, disagi e contraddizioni, per cui ha bisogno della giusta compassione di Gesù Sommo Sacerdote.

Buona domenica