YHWH o Marte?

 
 

a cura di Mons. Alberto Albertazzi

alberipazzi@gmail.com

YHWH (1) o Marte? Mi sono venute parecchie sollecitazioni a rimettermi sui salmi e le accolgo ben volentieri: vuol dire che i salmi piacciono e interessano.

Si sa che Marte era il dio guerriero dell’antichità pagana. Allora come è possibile la sua ipotetica identificazione col Dio biblico (YHWH), al punto da non poter quasi distinguere l’uno dall’altro? Nell’immaginario antico, tanto biblico quanto pagano, la potenza bellica era assunta letterariamente come simbolo di un potere illimitato, onde l’onnipotenza divina viene volentieri addobbata di armatura militare.

Non c’è da stupirsi dunque che i salmi talora si compiacciano di attrezzare Dio per la battaglia, contro i nemici di Israele, pensati presuntuosamente come nemici personali di Dio stesso, e come tali da farsi fuori. Anche la guerra, pur nella sua atrocità, può essere cantata poeticamente: se così non fosse, non avremmo l’Iliade, l’Eneide, la Tebaide. E alla Bibbia dovrebbero mancare il libro di Giosuè e i due libri dei Maccabei ove si narrano battaglie e scannamenti senza fine. E’ l’unica consolazione che può dare la guerra: quella cioè di offrire materia al poetare umano. E’ comunque una magra consolazione, ma che ci consente di legittimare il detto “non tutto il male viene per nuocere”!

Desidero pertanto soffermarmi su un salmo dal piglio bellicoso, in cui Dio è implicato. Si tratta del salmo 75, nella Liturgia delle Ore sito all’Ora media della seconda e quarta domenica. Il minimo che si possa dire è che, non ostante il tono severo e minaccioso – anzi forse proprio per questo – è un gran bel salmo. Non possiamo pretendere nei salmi esclusivamente la mitezza bucolica del salmo 22 (2). Se Dio deve essere temuto, a norma del settimo dono dello Spirito Santo (cfr Is 61,1), bisogna almeno che faccia un po’ di paura!

Ma se si parla solo di paura si applica a Dio un vocabolario troppo dimesso. La paura è quella che hanno i bambini, almeno di una volta, del babau! La Bibbia, nella sua amabile spregiudicatezza nei confronti di Dio, non esita a dirlo terribile, come si permette il salmo 75:

Tu sei davvero terribile;
chi resiste quando si scatena la tua ira?

E’ la famosa ira di Dio, da noi tuttora menzionata in caso di fragorosi e disastrosi fenomeni naturali. La suggestiva identificazione del tuono con la voce degli dei – peraltro “falsi e bugiardi”, come li definisce Dante (Inferno I 72) – era già praticata dai poeti latini (3). Il nostro salmo sembra decifrare nel tuono rombante la voce di Dio, al pari del salmo 28, quando dice:

Dal cielo hai fatto udire la tua sentenza:
sbigottita tace la terra…

E subito dopo aggiunge:

… quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti i poveri della terra.

E quest’altro versetto toglie la maschera a Dio: il suo piglio minaccioso si ammansisce nella benevolenza verso i poveri della terra che si attiva a salvare.

Enigmatico è

Persino la collera dell’uomo ti dà gloria;
gli scampati dalla collera ti fanno festa.

Ingegnosa contorsione teologale: anche “l’ira funesta” (4) degli uomini, benché deplorevole, riesce suo malgrado a celebrare indirettamente la gloria di Dio: perché quanti ne sono scampati esternano a Dio la loro gratitudine.

Ci si avvicina alla conclusione del breve salmo con entusiaste tonalità trionfali:

fate voti al Signore, vostro Dio, e adempiteli,
quanti lo circondano portino voti
al Terribile;
a lui che toglie il respiro ai potenti,
che è terribile per i re della terra.

La taccia di terribile in questo salmo si consolida talmente su Dio, da divenirne persino nome proprio, tanto che il traduttore italiano, per dare evidenza grafica a una sfumatura ebraica intraducibile, lo scrive con la T maiuscola. Questo salmista si sente dunque beatamente sopraffatto dalla terribilità divina, cui non si stanca di dare rilievo (5).

Ma ora facciamo un passo indietro. Se di Dio viene esaltata la poetica e fantasiosa dimensione guerriera, seppure con significative attenuazioni, le battute iniziali del salmo si compiacciono di ammirarne la sovrana e tranquilla bellezza:

Dio si è fatto conoscere in Giuda,
in Israele grande è il suo nome.

I due moncherini del regno riunito da Davide – Guida e Israele -, ancorché successivamente separati, si ricompattano nel momento religioso, riconoscendo entrambi la sovranità di Dio su di loro. Vi è tuttavia un pizzico di orgoglio giudaico, perché Dio risiede in Salem, primitivo nome di Gerusalemme; e in Sion, che è il cuore urbano di tale città, fissa la sua dimora.

Di là “spezzò le saette dell’arco, lo scudo, la spada, la guerra”.

Probabile allusione della disfatta dell’assiro Sennacherib che dovette togliere l’assedio a Gerusalmme, causa una decimazione del suo esercito (anno 701 aC), attribuita a intervento angelico (2 Re 19,35-37; Is 37,36).

Questo salmo, per certi aspetti sconcertante, è di una sovrana bellezza epica. Ci invita a immaginare la personalità muscolosa di Dio, che non è una mammola; ma all’occorrenza sa essere anche incontrastato dominatore e vigoroso regista delle vicende umane. E si aggiunge un elemento in più alla variegata tonalità orante dei salmi.

E’ sostanzialmente un salmo di vittoria, quindi adatto alla domenica che celebra la vittoria pasquale di Cristo sulla morte.

Nei salmi dunque non c’è solo pacatezza e neppure soltanto il fascino della legge di Dio, su cui il salmo 118 (6) fa monumentali variazioni sul tema, come monumentali sono nella musica le variazioni Goldberg di Bach o alle Diabelli di Beethoven. Nei salmi c’è anche furore, c’è violenza grandiosa, come in quella ora vista, ma che non eccita l’animo del lettore – o dell’orante – verso il male, ma lo eleva alla contemplazione di una inimmaginabile, imbattibile, onnipotenza, dinanzi alla quale l’uomo con può che annullarsi insieme alla sua odierna arroganza. Dio è sempre vittorioso, non è mai sconfitto anche se l’uomo (occidentale) si sforza di farne a meno, emarginandolo stoltamente dai propri orizzonti culturali. L’uomo rimane talmente fragile, non ostante la sua boria tecnologica, che basta un virus sconosciuto per turbare gli equilibri planetari, se mai ci sono stati.

—————————————-

1 E’ il tetragramma sacro esprimente nella Bibbia il nome di Dio: lo si pronuncia comunemente Iavè.
2 Il Signore è il mio pastore.
3 ORAZIO Odi III 5,1.
4 OMERO Iliade I 1.
5 CARDUCCI La leggenda di Teodorico 79-80.
6 Vedi foglio febbraio 2019.